Come incoraggiare lo sviluppo di Innovazioni Radicali.

Aveva destato molto criticismo un articolo del 2012 di Max Marmer pubblicato sull’ Harvard Business Review e ripreso all’epoca da moltissime testate giornalistiche e blog, forse più per l’efficacissimo titolo  (“Invertire il Declino delle Grandi Idee”) che per la validità dei suoi contenuti. https://hbr.org/2012/07/reversing-the-decline-in-big-i

L’autore si domandava il perché del disinteresse delle startup dell’ultimo decennio per le innovazioni radicali. Perchè le nuove startup non vogliono cambiare il mondo?  Max Marmer analizzava possibili fattori determinanti e soluzioni per incoraggiare i nuovi imprenditori a sviluppare nuove idee dirompenti come quelle di Google e la prima ondata di startup milionarie del web. Tra queste soluzioni Mermer suggeriva quella di incoraggiare le cosiddette invenzioni di traslazione, ovvero suggeriva di implementare le grandi idee dell’ICT nei settori della sanità, formazione, governo, commercio, trasporti, energia, settore legale e altri.

Marmer creò poi l’iniziativa Startup Genome, tutt’ora attiva, che esamina il tasso di fallimento delle startup e si offre come consulente per lo sviluppo dell’ecosistema attraverso i dati esistenti, per adiuvare “i leader mondiali nella definizione delle politiche, delle strategie e delle azioni per guidare l’innovazione e la crescita economica”. Attualmente su linkedin Max Marmer si propone più come “Yogi”, “Coach” e guida spirituale. Questa evoluzione professionale non stupisce, dato che per comprendere la magia dello sviluppo di una startup di successo le teorie sull’innovazione sviluppate in accademia o sui libri si rivelano nella maggior parte dei casi inservibili.

Tuttavia questa idea di trapiantare delle innovazioni, sviluppate in un certo settore, in nuovi ambiti industriali è stata sinora promossa notevolmente dai Governi e dagli Enti che finanziano la ricerca scientifica in tutti i paesi industrializzati. Si tratta però di un processo complesso che non può essere pianificato a priori. Certo la politica può agevolare questo processo, ma i processi che governano l’innovazione sono spesso non controllabili né prevedibili a priori.

Il tema delle invenzioni di traslazione è ben noto al sistema di diritto brevettuale. Le invenzioni di traslazione sono quelle che utilizzano processi o prodotti che sono già noti allo stato della tecnica, applicandoli ad un settore diverso da quello per il quale sono noti. La brevettabilità delle invenzioni di traslazione è pacifica per i processi ma si ritiene possa estendersi anche ai prodotti. L’art. 46 c.p.i. prevede espressamente la possibilità di brevettare una sostanza o una composizione di sostanze note, purché in funzione di una utilizzazione diversa. Sebbene questa norma sia stata concepita per le invenzioni in campo chimico  si ritiene che questa possibilità valga per ogni tipo di invenzione.

Centri di ricerca importanti (come il CERN), da almeno un decennio prevedono attività di screening dei brevetti e letteratura scientifica elaborata in un certo settore della scienza per valutare se queste innovazioni possano portare dei contributi rilevanti in ambiti diversi da quelli in cui son state concepite. Si tratta di metodologie che hanno  obiettivi ragionevoli e meritevoli, posto che si ambisce ad ottimizzare la spesa pubblica in ricerca, ma la mia personale opinione è che molte di queste attività sono destinate al fallimento per due ragioni fondamentali. In primo luogo perché il processo che guida l’innovazione non può essere racchiuso in regole e processi predeterminati a priori. In secondo luogo perché quando ci si muove nell’ottica di riutilizzo delle invenzioni le esigenze dell’utenza del nuovo settore di applicazione sono necessariamente contemplate in un secondo step logico, ma solo la soddisfazione delle esigenze degli utenti può determinare il successo di una invenzione.   In generale molte teorie filosofiche, sociologiche o economiche sulla innovazione alla base di scelte politiche strategiche in materia di innovazione per quanto possano risultare affascinanti raramente procurano l’impatto sperato. Infatti un conto è comprendere e valorizzare la natura della scienza e tecnologia ex post (dopo che è stata generata, come ad esempio fa il sistema brevettuale o le politiche di finanziamento ), diverso è pensare di poter dare un indirizzo prestabilito alle attività innovative e disegnare un percorso ex ante.

Una politica illuminata in materia di innovazione è ad esempio quella che assicura che gli enti regionali e nazionali che redistribuiscono fondi europei redigano bandi che finanziano prevalentemente i settori di innovazione rilevanti e ben sviluppati nel territorio specifico. Ma la politica non può controllare a priori ed ex ante quali settori di innovazione dovranno essere sviluppati perché i processi innovativi sono affascinanti proprio perché spesso inspiegabili nei loro successi.

Recentemente ho avuto modo di esaminare numerosi progetti scientifici che prevedevano l’applicazione di strumenti di intelligenza artificiale al fine di mappare e usare al meglio dati contenuti in bio-banche e informazioni relative alla qualità di vita dei pazienti che svolgono terapie per la cura di tumori. In moltissimi di questi progetti la sfida del consorzio che scriveva il progetto era quello di sviluppare le migliori infrastrutture tecnologiche e attingere alle migliori banche dati, ma senza partire dalle esigenze del paziente. Piattaforme come queste sono destinate all’insuccesso perché non sono in grado di soddisfare l’esigenza dell’utente finale e non saranno mai utilizzate.

Il 13 Giugno 2019 la Commissione Europea (CE) ha pubblicato un report elaborato da esperti indipendenti sulle  “100 innovazioni radicali per il futuro”. La relazione è uno studio prospettico che esamina i progressi e le potenzialità di 100 innovazioni radicali, alcune delle quali ancora premature (come la comunicazione tra piante) e altre, come gli esoscheletri medici già in fase di sperimentazione e utilizzo. Le motivazioni alla base della elaborazione del report sono quelle di fornire un contributo per la elaborazione di strategie da parte di leader politici e colori che si occupano del futuro della scienza, della tecnologia e dell’innovazione; creare riferimenti comuni tra le diverse politiche; contribuire alle strategie nazionali e regionali e avviare una discussione sulle implicazioni etiche e sociali delle future ondate di innovazione.

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Carlos Moedas, Commissario per la ricerca, la scienza e l’innovazione, ha dichiarato che “Molte delle innovazioni di questa relazione sembrano fantascienza, ma stanno per diventare realtà scientifica. E’ affascinante  avere una panoramica così ampia delle potenziali innovazioni future ed un’analisi della posizione dell’Europa sulla scena mondiale. Questa relazione aiuterà i responsabili politici di tutta Europa a prepararsi per il futuro e incuriosirà chiunque sia interessato a sapere come sarà quel futuro.” 

Il report contiene anche una tabella multimediale in cui le 100 tecnologie radicali ed emergenti sono classificate sulla base del livello di coinvolgimento di progetti europei sul piano di ognuna di queste e sul grado di probabilità di un utilizzo significativo e di espansione di queste tecnologie entro il 2038.

https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/research_and_innovation/knowledge_publications_tools_and_data/documents/ec_rtd_radical-innovation_poster_052019.pdf

Inoltre il programma pilota triennale (dal 2018 al 2020) del Consiglio Europeo dell’Innovazione EIC nell’ambito di Horizon 2020 prevede tra le varie azioni la call FET-Open dove l’obiettivo è quello di promuovere tecnologie radicalmente nuove per mezzo  dell’esplorazione di idee nuove e ad alto rischio fondate su basi scientifiche. In particolare la Commissione vuole incoraggiare un pensiero nuovo e visionario che contempli l’applicazione di tecnologie già sviluppate in certi ambiti scientifici per applicarle a nuovi ambiti.

La FetOpen quindi muove proprio dalla volontà di attingere dalla comunità di ricercatori europei per promuovere massimamente l’interdisciplinarità e incoraggiare una innovazione dirompente che attinge da diversi ambiti della scienza e tecnologia. Le proposte già depositate entro il maggio del 2018 sono state sottoposte a valutazione secondo le procedure di valutazione della Commissione.

Il futuro ci dirà se queste azioni della Commissione porteranno i risultati sperati.

 

 

 

 

 

 

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